Chemioipertermia

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La chemioipertermia è un metodo innovativo per svolgere la chemioterapia.

Storia

Le proprietà terapeutiche del calore erano già conosciute nel passato: ne esistono tracce a partire dal 2000 avanti Cristo e l'uso dei ferri caldi nella cura del cancro è riportato da Galeno ed Ippocrate. La ricerca di nuove modalità di trattamento che avessero come caratteristica l'assenza pressoché totale di effetti collaterali sistemici, ha fatto rinascere l'interesse per l'ipertermia come scelta terapeutica antitumorale, attraverso studi clinici atti a determinare i meccanismi mediante i quali il calore sarebbe in grado di indurre la morte cellulare direttamente o mediante un effetto sinergico con alcuni farmaci e radiazioni. Negli anni ‘60 furono condotte presso l'Istituto Regina Elena per lo Studio e la Cura dei Tumori e l'Istituto di Chimica Biologica dell'Università “ La Sapienza” Roma, una serie di ricerche biochimiche e sperimentali che, partendo da sporadiche osservazioni presenti in letteratura fin dal 1866, dimostrarono una sensibilità selettiva al calore delle cellule di tumori sperimentali ed umani in vitro.

Utilizzi

Usata soprattutto nei casi di carcinosi peritoneali e pleuriche (mesotelioma pleurico maligno [1][2][3] epiteliomorfo o reimpianti pleurici di timoma[4][5]), consiste nell'introduzione in cavità peritoneale o pleurica della soluzione chemioterapeutica a temperatura maggiore rispetto a quella fisiologica e sufficientemente alta da indurre l'effetto additivo/sopra-additivo.

Sono presenti più tecniche, tutte presentano una pompa per stabilire un flusso di soluzione, uno scambiatore di calore, il quale porta la soluzione a temperature tra i 40 °C e i 43 °C, che generalmente fanno seguito alla rimozione del tumore. I tempi di tale procedura vanno dai 60 ai 120 minuti con flussi di 0.5 ai 3 litri/minuti e sono quasi sempre eseguite in sala operatoria.

Farmaci usati

Non tutti i chemioterapici hanno dimostrato un'azione sinergica con l'ipertermia nell'azione antiblastica. Tra quelli più attivi vi sono alcuni agenti alchilanti (melphalan, cisplatino), le antracicline (doxorubicina), e alcuni antibiotici (mitomicina C).

Note

  1. ^ de Bree E, van Ruth S, Baas P, Rutgers EJ, van Zandwijk N, Witkamp AJ, Zoetmulder FA. Chest. 2002 Feb;121(2):480-7., Cytoreductive surgery and intraoperative hyperthermic intrathoracic chemotherapy in patients with malignant pleural mesothelioma or pleural metastases of thymoma., in Chest. 2002, 121(2):480-7..
  2. ^ Hua Zhou, Wei Wu e Xiaoping Tang, Effect of hyperthermic intrathoracic chemotherapy (HITHOC) on the malignant pleural effusion, in Medicine, vol. 96, n. 1, DOI:10.1097/md.0000000000005532. URL consultato il 1º marzo 2018.
  3. ^ Marcello Carlo Ambrogi, Pietro Bertoglio e Vittorio Aprile, Diaphragm and lung–preserving surgery with hyperthermic chemotherapy for malignant pleural mesothelioma: A 10-year experience, in The Journal of Thoracic and Cardiovascular Surgery, DOI:10.1016/j.jtcvs.2017.10.070. URL consultato il 1º marzo 2018.
  4. ^ Alon Yellin, David A. Simansky e Ronny Ben-Avi, Resection and heated pleural chemoperfusion in patients with thymic epithelial malignant disease and pleural spread: A single-institution experience, in The Journal of Thoracic and Cardiovascular Surgery, vol. 145, n. 1, pp. 83–89, DOI:10.1016/j.jtcvs.2012.10.013. URL consultato il 1º marzo 2018.
  5. ^ (DE) M. Ried, R. Neu e B. Schalke, Radikale Pleurektomie und hypertherme intrathorakale Chemotherapie zur Behandlung pleural metastasierter Thymome, in Zentralblatt für Chirurgie - Zeitschrift für Allgemeine, Viszeral-, Thorax- und Gefäßchirurgie, vol. 138, S 01, 2013/10, pp. S52–S57, DOI:10.1055/s-0033-1350869. URL consultato il 1º marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2018).

Bibliografia

  • Bioingegneria delle terapie medico-chirurgiche, Politecnico di Torino
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