Marco Mezio Epafrodito

Marco Mezio Epafrodito (in greco antico: Ἐπαϕρόδιτος?, Epaphróditos, in latino Marcus Mettius Epaphroditus; Cheronea, ... – ...; fl. 50-70) è stato un grammatico greco antico, da non confondere con il contemporaneo Tiberio Claudio Epafrodito.

Biografia

La biografia di Epafrodito è stata registrata dalla Suda[1]. Epafrodito nacque a Cheronea, in Beozia, da una famiglia di condizione servile[2]}; crebbe ad Alessandria d'Egitto nella famiglia del grammatico Archias che gli impartì una buona educazione[1]. Era alto e di carnagione scura, coi capelli irti di colore nero (o forse bruno) e la barba.[3] Fu schiavo del prefetto d'Egitto Mezio Modesto, il quale lo acquistò perché diventasse pedagogo del proprio figlio Petelinus[1], e riuscì ad affrancarsi grazie al grande rapporto di fiducia che aveva instaurato con la famiglia di Mezio Modesto. Si trasferì poi a Roma, dove visse in agiatezza; di lui durante questo periodo si ricorda la biblioteca che, si dice, contenesse trentamila volumi rari oltre ad alcune sue opere come i commentari su Omero e Pindaro, e altre opere di vari argomenti.[4] Si presume che a Roma abbia aperto una propria scuola e che questa fosse la fonte della sua agiatezza[5].

Rapporto con Flavio Giuseppe

Flavio Giuseppe dedicò tre delle sue quattro opere a un Epafrodito: Antichità giudaiche, La Vita e Contro Apione. Nel Proemio delle Antichità giudaiche scrisse di essere stato incoraggiato da Epafrodito a iniziare quella vasta opera:

«Più di tutti mi spronò Epafrodito, persona amantissima di ogni genere di letteratura e particolarmente interessato alle vicende storiche: pur essendo egli stesso impegnato in grandi imprese e sommerso da svariati impegni e diverse vicende della fortuna, dimostrò una forza meravigliosa di carattere e un tale attaccamento alla virtù che nulla poté farlo deflettere»

(Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche, I, 8, traduzione di Luigi Moraldi, UTET, 2013, ISBN 978-88-418-9267-1)

Secondo Hannah M. Cotton e Werner Eck, l'identificazione di Epafrodito di Cheronea con l'Epafrodito amico di Flavio Giuseppe è molto probabile[6].

Statua

Di lui si conserva una statua (conservata al museo della civiltà romana a Roma, visibile qui) che presenta la scritta:[7]

(LA)

«MMETTIVS
EPAPHRODITVS
GRAMMATICVS GRAECVS
MMETTIVS GERMANVS FEC.»

(IT)

«Marco Mezio
Epafrodito
grammatico greco
Marco Mezio Germanico [suo Liberto]
[gli] ha fatto [innalzare questa statua]»

(Iscrizione sulla base della statua)

Note

  1. ^ a b c Suda, Ἐπαφρόδιτος, numero Adler: epsilon 2004 (Suda-Online)
  2. ^ Visconti, p. 344.
  3. ^ Visconti, pp. 348-349.
  4. ^ Visconti, p. 345.
  5. ^ J. Christes, p. 103.
  6. ^ H.M. Cotton e W. Eck, p. 52.
  7. ^ Visconti, p. 346.

Bibliografia

  • Epafrodito di Cheronea, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  • Ennio Quirino Visconti, Iconografia greca [Iconographie grecque], traduzione di Giovanni Labus, Milano, Presso gli editori, 1823 [1811].
  • (DE) Leopold Cohn, Epaphroditos 5, in Paulys Realencyclopädie der Classischen Altertumswissenschaft, vol. V,2, Stoccarda, 1905, col. 2711–2714.
  • (DE) Johannes Christes, SklaveJ. Christesn und Freigelassene als Grammatiker und Philologen im antiken Rom, Wiesbaden, Franz Steiner, 1979.
  • (EN) Hannah M. Cotton e Werner Eck, Josephus’ Roman Audience: Josephus and the Roman Elites, in Jonathan Edmondson, Steve Mason, James Rives (a cura di), Flavius Josephus and Flavian Rome, Oxford, Oxford University Press, 2005, pp. 37–52, ISBN 978-0199262120.

Collegamenti esterni

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