Moammed Sceab

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Moammed Sceab (in arabo محمد شهاب?; Alessandria d'Egitto, 23 gennaio 1887 – Parigi, 9 settembre 1913) è stato un poeta libanese.

Biografia

Discendente da emiri libanesi nomadi[1], fu amico d'infanzia di Giuseppe Ungaretti, anch'egli nato ad Alessandria d'Egitto. Qui frequentarono insieme il liceo svizzero di lingua francese École Suisse Jacot e il circolo culturale socialista e anarchico "Baracca rossa" di Enrico Pea.

Si ritrovarono a Parigi, complice il comune amore per la poesia, e qui soggiornarono condividendo lo stesso domicilio all'hotel Rue de Carmes.[2] Uniti emotivamente e artisticamente dalla stessa sofferenza per la comune condizione di "apolidi sradicati", continuarono qui la loro produzione letteraria[3]. Mohammed scrisse con lo pseudonimo di "Marcèl". Incapace di superare la sua crisi di identità[4], divenuto dipendente dall'uso dell'assenzio, Shehab morì suicida[5] nel suo appartamento il 9 settembre 1913, dopo avere distrutto tutta la sua opera letteraria, di cui non ci resta più traccia se non nelle note di Ungaretti che la descrive come scritta in "purissimo francese" e fortemente legata alla ragione e alla logica, quasi in antitesi con la sua "poesia dell'inesprimibile".

A lui Ungaretti, nel 1916, dedicò la poesia "In memoria"[6], che apre la sua raccolta d’esordio Il porto sepolto, scritta durante la prima guerra mondiale mentre serviva come militare a Locvizza sul fronte del Carso. Shehab viene ricordato nella poesia come "alter ego" del poeta italiano e vittima di una sorte e di una fine che avrebbe potuto essere la stessa per entrambi. Della figura di Shehab, nel 1963 in un'intervista al Corriere della Sera, Ungaretti disse: "simbolo di una crisi delle società e degli individui che ancora perdura, derivata dall’incontro e scontro di civiltà diverse e dall’urto e conseguenti sconvolgimenti tra tradizioni politiche e il fatale evolversi storico dell’umanità".[3][7]

Note

  1. ^ Ungaretti, “In memoria”: parafrasi e commento, in Oilproject. URL consultato il 1º maggio 2017.
  2. ^ Ungaretti l'«affricano» e gli amici poeti sotto la Tour Eiffel, in Avvenire, 12 aprile 2017. URL consultato il 1º maggio 2017.
  3. ^ a b Luca Mastrantonio, L’amico arabo di Ungaretti Sceab lo«sradicato» morto suicida, in Corriere della Sera. URL consultato il 1º maggio 2017.
  4. ^ Universi e fantasmi, in Il Sole 24 ORE. URL consultato il 1º maggio 2017.
  5. ^ Giorgio Dell'Arti, CRONOLOGIA DI GIUSEPPE UNGARETTI, in Cinquantamila.it/Corriere della sera. URL consultato il 1º maggio 2017.
  6. ^ Moammed Sceab – Interno Poesia, su internopoesia.com. URL consultato il 1º maggio 2017.
  7. ^ Se la vietnamita spera in italiano - Il Sole 24 ORE, su ilsole24ore.com. URL consultato il 1º maggio 2017.

Bibliografia

  • Giuseppe Ungaretti, Il porto sepolto, Marsilio, 1º gennaio 1990, ISBN 978-88-317-5320-3. URL consultato il 1º maggio 2017.
  • François Livi; "Un Affricano a Parigi. Saggi sulla poesia di Giuseppe Ungaretti". Editore: Leonardo da Vinci. Anno edizione: 2017 EAN: 9788888926988
  • Giuseppe Ungaretti, Lettere a Giuseppe Prezzolini 1911-1969, Ed. di Storia e Letteratura, 1º gennaio 2000. URL consultato il 2 maggio 2017.
  • (EN) Vivienne Suvini-Hand, Mirage and Camouflage: Hiding Behind Hermeticism in Giuseppe Ungaretti's L'Allegria, Troubador Publishing Ltd, 1º gennaio 2000, ISBN 978-1-899293-91-9. URL consultato il 1º maggio 2017.
  • Maria Grazia Di Filippo e Chiara Smirne, Poesia italiana del Novecento: schemi riassuntivi, quadri di approfondimento, De Agostini, 1º gennaio 2011, ISBN 978-88-418-6488-3. URL consultato il 1º maggio 2017.
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