Rapid Support Forces

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Rapid Support Forces
(AR) قوات الدعم السريع
(EN) Rapid Support Forces
Descrizione generale
AbbreviazioneRSF
Attivaagosto 2013 - in corso
NazioneBandiera del Sudan Sudan
ServizioForza armata
TipoOrganizzazione paramilitare
Quartiere generaleKhartoum
Battaglie/guerreColpo di Stato in Sudan del 2023
Conflitto in Sudan del 2023
Reparti dipendenti
National Intelligence and Security Service
Comandanti
GeneraleMohamed Hamdan Dagalo
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La Rapid Support Forces è un'organizzazione paramilitare sudanese.[1]

Le Rapid Support Forces (RSF) sono forze paramilitari sudanesi precedentemente gestite dal governo del Sudan.[2] È creato ed è principalmente composto dalle milizie Janjawid che hanno lottato per conto del governo sudanese durante la guerra in Darfur e sono state responsabili di numerose attacchi contro la popolazione. Le azioni di RSF in Darfur si qualificano come crimini contro l'umanità secondo Human Rights Watch.[3]

Le RSF sono amministrate dal National Intelligence and Security Service, anche se durante le operazioni militari sono comandate dalle forze armate sudanesi.[4] A giugno 2019, il comandante della RSF è il generale Mohamed Hamdan Dagalo, meglio conosciuto con il nome di battaglia Hemetti. Durante la crisi politica sudanese del 2019, la giunta militare che ha preso il controllo del paese ha impiegato le RSF per reprimere violentemente i manifestanti pro-democrazia. Insieme ad altre forze di sicurezza, le RSF hanno compiuto il massacro di Khartum il 3 giugno 2019.

Il 15 aprile 2023 sono scoppiati i combattimenti tra le RSF e le forze armate sudanesi dopo che le RSF hanno mobilitato le loro forze in diverse città del Sudan e del Darfur.[5][6] Le forze armate sudanesi hanno designato l'RSF come gruppo ribelle. Le forze dell'RSF affermano di aver occupato l'Aeroporto Internazionale di Khartum e altre importanti aree di Khartoum.[7]

Note

  1. ^ I combattimenti in Sudan, fin qui, su ilpost.it.
  2. ^ Che cosa sta succedendo in Sudan, su ilpost.it.
  3. ^ Caos in Sudan, scontri tra esercito e paramilitari: almeno 25 morti e oltre 180 feriti, su open.online.
  4. ^ Gli scontri interni all’esercito bloccano la transizione in Sudan, su internazionale.it.
  5. ^ Una rete di interessi alimenta la sete di potere dei militari sudanesi, su internazionale.it.
  6. ^ Sudan, esercito accetta tregua di 24 ore: paramilitari assaltano personale Onu e di altre ong, su fanpage.it.
  7. ^ In Sudan, nonostante la tregua, stanno continuando gli scontri tra esercito e paramilitari, su ilpost.it.

Collegamenti esterni

  • Sito ufficiale, su rsf.gov.sd. Modifica su Wikidata
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